HEIMAT Mostra d'arte a Torino
Si è inaugurata venerdì 23 Aprile"Heimat" la suggestiva mostra di desiree land, giovane artista di Torino.
Nasce nel 1984 a Finale Ligure, frequenta per due anni l'Accademia di Belle Arti a Genova, poi si trasferisce a Torino dove si iscrive a Filosofia. Nel suo lavoro pittorico utilizza materiali primitivi come la terra e il fuoco accostati a tecniche classiche costruendo immagini e scenari che stimolano sensazioni profonde. La gamma cromatica e' quella dei marroni, delle terre, delle ombre. Compaiono, a volte, frammenti tecnologici che, nei sui lavori, paiono reperti di un remoto passato. A volte predilige definire le sue opere con significati precisi, con riferimenti definiti dalla realtà circostante, politica e sociale, in una visione mediata dalla sensibilità poetica che supera la descrizione oggettiva. I suoi lavori coniugano con la pratica del fare artistico con l'immaginario delle poesie di Hölderlin.
Siamo come fuoco che dorme nell'arido ramo o nel ciottolo; e lottiamo e cerchiamo in ogni istante la fine della prigionia. Ma vengono e compensano eoni di lotte i momenti della liberazione, in cui cio' che e' divino rompe il carcere, in cui la fiamma si scioglie dal legno e divampa vittoriosa sulla cenere ... Iperione-
Del suo lavoro dice: - L'arte deve scaturire dal -profondo-(dal latino pro davanti e fúndus fondo) e non da un lapis. Il bel segno e' nemico dell'arte, la pittura non e' decorazione.- -Quando ci si posa davanti a un quadro si dovrebbe pervenire al mondo dell'opera e non viceversa. L'arte e' magia-.
Siamo come fuoco che dorme nell'arido ramo o nel ciottolo; e lottiamo e cerchiamo in ogni istante la fine della prigionia. Ma vengono e compensano eoni di lotte i momenti della liberazione, in cui cio' che e' divino rompe il carcere, in cui la fiamma si scioglie dal legno e divampa vittoriosa sulla cenere ... Iperione-
Heimat è un vocabolo tedesco che non ha un corrispettivo nella lingua italiana.É spesso tradotto con "Casa", "Piccola patria", o "Luogo natio" e indica il territorio in cui ci si sente a casa propria perché vi si è nati, vi si è trascorsa l'infanzia, o vi si parla la lingua degli affetti.Il concetto di Heimat si sviluppò in Germania nell’800 allorché l’industrializzazione comportò l'esodo massiccio di popolazione dalle aree rurali nelle grandi città. Nello stesso periodo, inoltre, si costituiva lo stato tedesco. L'Heimat fu interpretata come una reazione alla perdita dell'individualità e della comunità d’origine: un aspetto dell'identità tedesca che inizialmente era patriottico, ma non nazionalistico.Vaterland (patria) è una nozione politica, è il proprio stato in quanto contrapposto ad altri, è la terra a cui si appartiene e che si deve e si vuole difendere. L’ Heimat, invece, non si contrappone ad altre Heimat: è un territorio definito non già dalla sua appartenenza ad un sistema politico di patrie giustapposte e contrapposte, ma dal legame che si ha con esso. Heimat è il luogo verso il quale si è legati da affetto, da nostalgia, dalla convinzione che in esso ci sapremo orientare. Heimat è il luogo in cui ognuno può ritrovare il proprio centro.L’ Heimat dell’infanzia è fatta di un tessuto di spazi immaginari; Heimat sono i rumori del treno mescolati alla polvere dell’estate e all’odore di insetti schiacciati. Solo l’infanzia s’impossessa per sempre di quanto sembra inutile, di ciottoli, schegge di legno e sogni antichissimi.Stranamente queste cose in apparenza così futili non ci abbandonano, e in queste riconosciamo in qualche modo il mondo, e nel mondo continuiamo ad imbatterci in esse, in questa Heimat.
Il passato è inautentico quando si accetta passivamente la tradizione, è autentico quando nella tradizione si coglie l'opportunità di rivivere le possibilità dell'essere che è già stato.La mia arte ha i movimenti del pudore: sa fermarsi davanti all'irrappresentabile, allontanarsi dall'impudicizia sentimentale, rifiutarsi all’erotismo estetizzante.
Mi piace ricordare Hugo Von Hofmannsthal: “La maggior parte delle persone non vive nella vita, ma in un simulacro, in una sorta di algebra in cui nulla esiste e in cui tutto sta a significare. Vorrei sentire profondamente l’essere d’ogni cosa”.
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